Arbores / La ramificazione dei nuovi centri culturali
Post Ex
Testi: Davide Lunerti
Fotografie: Riccardo Ferranti
Artist-run-space in un’ex-carrozzeria di Centocelle, Post Ex conta ben 1100 m2 di spazio condiviso, dove prendono forma in libertà gli studi di 10 artisti permanenti e residenze d’artista. Il progetto nasce da esigenze comuni di espressione creativa, interscambio e desiderio di confronto e accoglienza, nel quale si sviluppano e influenzano a vicenda lavori di fotografia, performance, scultura, disegno e pittura.
Dettagli
Anno: 2020
Indirizzo: Viale della Primavera
Direttivo: (Loredana Calvet coordinatrice), Eleonora Cerri Pecorella, Francesco D’Aliesio, Luca Grimaldi, Gian Maria Marcaccini, Lulù Nuti e Gabriele Silli, Federika Fumarola, Guglielmo Maggini, Alberto Montorfano e Azzedine Saleck.
Intervista: Risposta Collettiva: (Loredana Calvet coordinatrice), Eleonora Cerri Pecorella, Francesco D’Aliesio, Luca Grimaldi, Gian Maria Marcaccini, Lulù Nuti e Gabriele Silli, Federika Fumarola, Guglielmo Maggini, Alberto Montorfano e Azzedine Saleck.
Intervista a Post Ex
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Com’è nato il vostro progetto? Perché aprire proprio in questa zona?
Post Ex è nato per rispondere a delle esigenze molto concrete: più spazio di lavoro ed economicamente sostenibile. Essendo delle esigenze condivise, la dinamica naturale è stata quella di accorgersi che fossero tali, e che quindi per rispondervi, unirsi, poteva essere la soluzione. La scelta di Centocelle è legata, appunto, a quelle nostre esigenze. Sin dall’inizio però la ricerca dello
spazio si concentrava su Roma Est, ma non specificatamente a Centocelle, anche per le nostre frequentazioni e il fermento della scena in questa parte della città, nella quale volevamo inserirci. Quando abbiamo trovato il luogo che ora é diventato Post Ex, é stato evidente che fosse perfetto per la sua conformazione. Centocelle si è poi rivelato un quartiere ideale per lo sviluppo
delle nostre ricerche singole.
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Quali sono le vostre collaborazioni con le istituzioni? E con gli altri centri?
Quando è nato Post Ex erano già attive altre realtà quali Off1c1na (Spazio Y) e Spazio Insitu; nasceva anche Spazio Mensa, con cui ci siamo allineati, cercando di completare l’offerta che ognuno di questi luoghi proponeva. Siamo convinti che la costituzione di una scena solida ed eterogenea sia necessaria per attrarre non solo la scena internazionale ma i romani stessi.
Da più di un anno ormai, a Roma, i centri autogestiti per l’arte contemporanea si sono moltiplicati, segno di una vivacità e di un fermento generale. Questo ha portato (non era scontato!) anche a un’attenzione in più. Si è appena tenuta, infatti, alla Galleria d’Arte Moderna di Roma, la mostra MATERIA NOVA- ROMA: ultime generazioni a confronto, a cura di Massimo Mininni, che fornisce un’accurata panoramica degli spazi indipendenti e degli artisti che li animano. Accanto inizia ad esserci anche un’attenzione da parte delle istituzioni politiche, grazie anche all’enorme lavoro fatto da Damiana Leoni con il progetto VERA, di mappatura e descrizione di tutti questi spazi.
Partendo dall’idea che non siamo un collettivo, ma collettivizziamo le nostre pratiche, e che Post Ex è un luogo di crescita personale, una delle prime cose che abbiamo fatto è stata unire i nostri contatti, ampliando così il paesaggio di relazioni di ognuno di noi.
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Quali sono i profili che compongono il vostro team?
Siamo tutti artisti, con estrazioni e formazioni differenziate. Abbiamo tutti una forte preferenza per una dimensione manuale del lavoro, ma non disdegniamo incursioni e contaminazioni con altri media. Oltre agli artisti, residenti e ospiti, ci sono anche alcune figure che si occupano della gestione e dell’organizzazione delle diverse attività, una di queste, che va citata, è Loredana Calvet. Non perdere di vista la propria ricerca è essenziale e avere una figura come lei, che si incarica di coordinare e mantenere il gruppo saldo, è una grande ricchezza. In questo periodo stiamo cercando di incorporare all’interno più profili che possano accompagnare la crescita dello spazio e accompagnarci nella progettualità futura.
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Che tipo di rapporti si sono instaurati nel tempo con il vostro pubblico? Quali sono stati i progetti che hanno riscontrato più partecipazione attiva?
Una delle cifre distintive di Post Ex è probabilmente l’apertura all’esterno. Ci sembra più realistico parlare di rapporti che di pubblico, in quanto la maggior parte delle persone che ci seguono e si interessano a quello che facciamo sono persone che vengono spesso a trovarci e con cui abbiamo rapporti stabili. Tra gli studio-visit di galleristi, curatori e giornalisti, molto del viavai che si può trovare da Post Ex è di frequentatori che hanno piacere ad essere in rapporto con noi, che stimano quello che facciamo e con cui, spesso e volentieri, collaboriamo.
Ci piace pensare a Post Ex come un luogo di scambio e di accoglienza. Dalle conversazioni emergono idee e progetti e i progetti portano verso una costruzione,
una propulsione, che anche se si sviluppa fuori dal luogo e con altre realtà, trascina con sé il posto in cui è nata.
Indicativo di tutto questo è il nostro progetto Post-Turismo, nato da conversazioni interne tra artisti e la curatrice Giuliana Benassi, è stato affidato a quest’ultima e finanziato dalla regione Lazio (bando Vitamina G). La modalità scelta per sviluppare il progetto è esemplificativa dell’attitudine che cerchiamo di portare avanti: la difesa di una scena dove si inserisce il singolo (il progetto non porta il nome di un unico individuo ma di tutto lo spazio) e al contempo la valorizzazione dei ruoli e saperi dei singoli (l’affido della curatela e della scelta degli artisti ad un curatore di cui la ricerca sposa l’idea). Post Ex diventa così casa di produzione, cappello mutevole, uno strumento per dare luce a progetti vari e diversi, come le individualità da cui è composto.
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Quanto è importante proporre linguaggi multidisciplinari nel vostro spazio?
Domanda difficile, ma probabilmente andrebbe ribaltata. Post Ex nasce come luogo di “ricerca e sviluppo”, ed è per questo importante che una multidisciplinarietà di linguaggi non sia esclusa dal ventaglio di possibilità di ricerca. Dal momento in cui
la premessa è che questo luogo nasca per fornire condizioni favorevoli al lavoro e alla ricerca dei singoli, è assolutamente auspicabile che gli output esondino una rigida codifica linguistica, anche se non è un vero e proprio obiettivo. Si potrebbe dire che se questo si verifica, abbiamo fatto tutto bene.
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Ci sono dei progetti che avevate ideato ma che poi non sono stati realizzati? Per quali motivi?
La nostra storia è breve, e speriamo sia tanto lunga quanto feconda. Nessun progetto è ancora stato accantonato. Cerchiamo di portare avanti più cose contemporaneamente e qualcuna richiede tempi più lunghi per vedere la luce, ma preferiamo dire che ci sono progetti non ancora realizzati, piuttosto che mai realizzati. Le cause dei rallentamenti sono diverse: necessità di fondi, trovare spazi adeguati e il tempo! Strutturare e definire proposte interessanti, e gestire l’attività di ognuno non è sempre possibile contemporaneamente, così come non sempre tutti possono contribuire nello stesso modo fornendo tempo ed energie.
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Il vostro è uno spazio fortemente eterogeneo che vuole creare contaminazioni artistiche nei diversi processi creativi. Quali sono stati i frutti di questa linea di pensiero? Quali, invece, le difficoltà che ha comportato, rispetto ad uno spazio artistico tradizionale?
Esistono spazi artistici tradizionali? Forse no, ma quello che abbiamo notato è che la ricerca di ognuno e le possibilità di crescita, proprio grazie al rapporto e al confronto, nel lavoro di tutti, sono aumentate esponenzialmente. Ovviamente il fatto che Post Ex sia un’unità a servizio della singolarità comporta un’impostazione “tutti per uno e uno per tutti”, quindi dobbiamo sempre re-imparare a farci carico di impegni, responsabilità e urgenze che esulano dall’interesse personale ma che sono a vantaggio di tutti, e questo non è sempre semplice. Abbiamo dovuto e dobbiamo tuttora “disciplinare” la comunicazione, la distribuzione degli incarichi e
delle responsabilità, dando spazio adeguato alle istanze dei singoli e, al contempo, valorizzandone le inclinazioni.
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Che riflessioni avete maturato dall’esperienza del vostro progetto outdoor Post-Turismo?
Post Turismo ha riempito un vuoto e riattivato una dinamica che era sopita da tempo, almeno a Roma. Quella delle mostre pop-up in contesti “non ufficiali” che non fossero una semplice rassegna degli artisti attivi hic et nunc, ma fornisse un’ipotesi culturale di interpretazione della realtà sociale e antropologica del contesto attuale.
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Quanto è importante per voi inserirvi nel contesto formativo delle Accademie di Roma?
Post Ex ha sicuramente una dimensione operativa che può essere molto interessante per uno studente dell’Accademia; è la possibilità di immergersi nel “mestiere artistico” tout court e di viverlo dal di dentro. Stiamo lavorando per cercare di proporci come sede di tirocini formativi per gli studenti, convinti che possiamo diventare un polo non soltanto di ricerca e autopromozione ma anche di formazione.