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Urbane a roma

Arbores / La ramificazione dei nuovi centri culturali

Paper Room

Testi: Davide Lunerti
Fotografie: Riccardo Ferranti

Paper Room è associazione culturale e spazio fisico della rivista online Yogurt Magazine, specializzata nella ricerca dei nuovi linguaggi della fotografia contemporanea, che ospita al suo interno una libreria fotografica e lo spazio di coworking della redazione. Yogurt Magazine ha ricevuto il finanziamento e il riconoscimento del Ministero della Cultura per il progetto Charta, festival che prevede una serie di attività dedicate alla fotografia ed editoria indipendente, itinerante nei diversi spazi dell’art district di San Lorenzo.

Dettagli

Anno: 2019
Indirizzo: Via degli Aurunci, 19
Direttivo: Luigi Cecconi e Francesco Rombaldi
Intervista: Francesco Rombaldi

FRANCESCO ROMBALDI

  • Com’è nato il vostro progetto? Perché aprire proprio in questa zona?

Il progetto Yogurt è nato online, come piattaforma che si occupa di mappare i nuovi linguaggi e le nuove tendenze della fotografia contemporanea. Da lì a poco ci siamo trovati nella necessità di crescere e aprire una sede fisica che permettesse di avere un dialogo diretto con chi ci segue, e di strutturarci come redazione. A oggi siamo infatti anche una casa editrice, un bookshop e un’agenzia creativa.
L’apertura a San Lorenzo è stata più che altro un susseguirsi di coincidenze, che ci hanno visti “varare” la nuova sede ancora non ben consapevoli di dove fossimo. Ma a distanza di alcuni anni ci rendiamo conto di essere in un quartiere strategico, nei confronti del quale abbiamo sviluppato una sorta di riconoscimento.

  • Quali sono le vostre collaborazioni con le istituzioni? E con gli altri centri?

Sono floride: l’ultimo festival, Charta, è stato finanziato dal Ministero della Cultura, che ha riconosciuto nella nostra proposta culturale una qualità oggettiva. Allo stesso tempo crediamo sia fondamentale creare sinergie più orizzontali, che permettano di non isolarsi e di sbloccare collaborazioni interessanti. Indicative sono quelle portate avanti nel festival stesso, in cui abbiamo coinvolto realtà del quartiere come Matéria, Ombrelloni, Sa.L.A.D., That’s Hall, Teatro Abarico e molti altri soggetti della vita culturale capitolina.

  • Quali sono i profili che compongono il vostro team?

Lavorando su più fronti abbiamo bisogno di figure versatili, in questo momento siamo un nutrito gruppo di videomakers, graphic designers, editors, web designers. Il tutto sotto la supervisione di un curatore e art director che permette di portare avanti un progetto di ricerca organico e coerente.

  • Che tipo di rapporti si sono instaurati nel tempo con il vostro pubblico? Quali sono stati i progetti che hanno riscontrato più partecipazione attiva?

Nel tempo si è creata una community che ci segue, e questo ci conforta perché significa che il lavoro fatto è stato riconosciuto come necessario. Allo stesso tempo non perdiamo mai di vista la necessità di creare contenuti che siano sia ludici che di approfondimento, per mantenere vivo il coinvolgimento di chi ci segue. Sicuramente il Festival Charta ha ricevuto un’accoglienza inaspettata, nel mese di luglio più di 3000 persone hanno sfidato la canicola romana per seguire l’evento.

  • Quanto è importante proporre linguaggi multidisciplinari nel vostro spazio?

Il progetto Yogurt si occupa di fotografia contemporanea e lo spazio è un contenitore di tutte quelle attività collaterali che ci permettono di veicolare con efficacia la nostra proposta.
Proponiamo quindi a ciclo continuo talks, formazione, rassegne dedicate al libro fotografico, letture portfolio. Cercando di mantenere un approccio attivo che possa essere stimolante per chi frequenta lo spazio ed è in cerca di un confronto.

  • Ci sono dei progetti che avevate ideato ma che poi non sono stati realizzati? Per quali motivi?

Accade spesso che qualche progetto non veda la luce, tutto dipende da una serie di fattori che devono essere sotto la giusta congiunzione. Ma crediamo sia parte del processo creativo proporre e inseguire idee ogni giorno, coltivandone la crescita, e allo stesso tempo mantenendo la lucidità e il senso critico attivi, così da capire quando è il caso di continuare a portarle avanti e quando no.

  • Perché, in un periodo avverso per il mercato editoriale, la scelta di investire sulla stampa di libri d’arte?

Crediamo che il mercato del libro d’arte non sia quello dell’editoria generalista, ma sia una microeconomia, fatta di collezionisti e appassionati. Il libro fotografico stesso si è evoluto, e oggi è sia contenuto che forma. Le scelte di materiali e di design sono importanti tanto quanto il progetto stesso che ne abita le pagine. Si fanno quindi meno copie ma con prezzi di produzione maggiori. Si creano feticci, oggetti da collezione. E questo mantiene viva la nostra nicchia di mercato.

  • Come si collegano alla linea editoriale di Yogurt magazine le funzioni del vostro centro culturale? Viceversa, quale valore aggiunto comporta per lo spazio di Paper Room il vostro magazine?

La Paper Room è fondamentalmente uno show room dove mostriamo i libri che censiamo e proponiamo online. Allo stesso tempo consideriamo lo spazio quasi una biblioteca, dove gli autori possono venire a consultare, in cerca d’ispirazione o per fare ricerca. Sicuramente Yogurt per la Paper Room è un traino importante, perché portando avanti un’offerta culturale giornaliera, implicitamente mantiene attiva una comunicazione costante.