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Arbores / La ramificazione dei nuovi centri culturali

Ex garage

Testi: Davide Lunerti
Fotografie: Riccardo Ferranti

Sede di diversi laboratori artigianali e di un ampio spazio espositivo, Ex Garage nasce da un’iniziativa di Paolo Valenti, presidente dell’Associazione Culturale Yes Art Italy, per restituire alla città lo spazio di un garage abbandonato. Una “casa delle associazioni”, popolata dalle mostre e dagli incontri di Yes Art Italy, e abitata da laboratori di tessitura di arazzi, falegnameria, scultura del legno e altri. Tra questi spicca SLAB, formato da Elettra Scotucci e Andrea Vendetti, un laboratorio di stampa a caratteri mobili che sfrutta le nuove tecnologie per reinterpretare l’eredità della tipografia.

Dettagli

Anno: 2019
Indirizzo: Via Prenestina 704
Direttivo: Paolo Valenti (presidente associazione Yes Art Italy)
Intervista: Paolo Valenti; domande specifiche (SLAB): Elettra Scotucci e Andrea Vendetti

PAOLO VALENTINI

Intervista a ExGarage

  • Com’è nato il vostro progetto? Perché aprire proprio in questa zona?

Ho trovato questo luogo dismesso e fin da subito ho avuto il desiderio di riqualificarlo, di sostituire la sua attribuzione funzionale di garage per crearne un’altra di aggregazione e sviluppo culturale.

Il luogo era in questo quartiere, quindi è stato casuale ritrovarsi qui. In qualità di presidente di Yes Art Italy ho cominciato a proporre quest’opportunità a varie realtà, che hanno risposto positivamente, ed Ex Garage ha preso piede. Ma avendo aperto alla fine del 2019 è ancora tutto in divenire.

  • Quali sono le vostre collaborazioni con le istituzioni? E con gli altri centri?

La collaborazione più importante, e con la quale continuiamo a lavorare, è con il Municipio, perché parliamo di una periferia che ha necessità di essere riplasmata, rigenerata. Il referente pubblico è fondamentale.

Per il resto, Ex Garage ha un sottotitolo indicativo: “casa delle associazioni”. Accogliamo persone che lavorano per l’arte e la cultura: associazioni, collettivi o singoli artisti.

Collaboriamo particolarmente con l’Ex Mattatoio, dove hanno creato un centro in cui esistono realtà molto simili a quelle che ospitiamo a Ex Garage. Abbiamo ospitato spesso gli studenti del Conservatorio di Santa Cecilia; e poi ci sono delle realtà enogastronomiche poco conosciute, che noi in qualche modo adottiamo in questo spazio, quando si presentano mostre ed eventi.

Stiamo tutt’ora continuando a cercare collaborazioni, sia a Roma che fuori Roma.

  • Quali sono i profili che compongono il vostro team?

Il team trae origine dalla storia di Yes Art Italy, quindi da archeologi, storici dell’arte, insegnanti di teatro e musica. Tutto questo humus lo abbiamo trasferito qui.

La parte espositiva è curata da Anna Valeria Puzzo.

E poi ci sono i vari laboratori artigianali che hanno sede qui: falegnameria, scultura del legno, tessitura e SLAB, il laboratorio di stampa a caratteri mobili.

  • Che tipo di rapporti si sono instaurati nel tempo con il vostro pubblico? Quali sono stati i progetti che hanno riscontrato più partecipazione attiva?

La vita travagliata di ExGarage, che ha aperto nel 2019, è stata dipendente dalla pandemia, quindi non possiamo parlare di una vita vissuta o statisticamente rappresentabile. Ma Yes Art Italy ha una vita di 10 anni di attività. Abbiamo circa 2000 associati: storicamente ci sono, l’ExGarage li ha rappresentati poco e male.

La parte più consistente del nostro pubblico è quella relativa ai nostri corsi e workshop: come il corso di acrobatica aerea, o quello di tessitura degli arazzi; la sera viene qui a provare la compagnia teatrale di Valentino Fanelli. Ospitiamo anche dibattiti di galleria d’arte, con l’intenzione di portare il sociale a ExGarage. Lì il pubblico è molto eterogeneo, abbiamo incluso la comunità islamica di Centocelle, tra le più grandi d’Europa, insieme a vari comitati di quartiere. Per noi è importante seminare in questo modo, avere un rapporto stretto con la periferia per avere il termometro della situazione.

Le mostre di street art sono state un successo, nonostante il periodo avverso. Oltre alla grande partecipazione del pubblico è stata un’occasione per stringere rapporti con i vari artisti, com’è successo con Fuori Studio, un collettivo che ha realizzato per noi un meraviglioso murales nelle pareti esterne di ExGarage.

  • Quanto è importante proporre linguaggi multidisciplinari nel vostro spazio?

Oggi è impensabile non avere una visione ad ampio spettro, che si riflette sul mondo dell’arte e della cultura. A livello di contaminazioni è vitale.

Ad esempio con la tipografia a caratteri mobili, SLAB, che ha un suo spazio laboratoriale qui a ExGarage: per una serie di workshop e altre iniziative sono usciti dal loro spazio per entrare in quello espositivo, che è la cosa più stimolante, più bella che succede qui da noi. Si supera l’handicap della generale ignoranza: non possiamo sapere tutto, e con un po’ di umiltà abbiamo la possibilità di conoscere qualcosa di più.

Un altro esempio notevole è la tessitura degli arazzi, che trae origine dalla notte dei tempi: è uno dei laboratori che si relaziona più facilmente con la comunità islamica. Abbiamo avuto così l’idea di fare anche una mostra sui tappeti da preghiera, ognuno con una storia e un vissuto. Lì abbiamo avuto qualche difficoltà per le divergenze culturali, perché noi invitiamo delle aziende enogastronomiche di nicchia a presentare i loro prodotti, e con la comunità islamica abbiamo giustamente dovuto trovare un altro tipo di approccio. È stata però anche una bellissima sfida quella di mettere in contatto più culture.

ELETTRA SCOTUCCI e ANDREA VENDETTI di SLAB

  • Com’è nato il vostro laboratorio di stampa a caratteri mobili? Qual è il suo legame con ExGarage?

(E.S.) Slab nasce nel 2019, quando io e Andrea abbiamo acquisito il nostro primo tirabozze e un lotto di caratteri.

(A.V.) Da allora abbiamo girato l’Italia alla ricerca di strumentazione tipografica: torchi, tirabozze e caratteri in piombo e in legno. Abbiamo poi iniziato a cercare uno spazio che fosse abbastanza grande per raccogliere tutto questo materiale.Quindi ci siamo messi in contatto con una serie di laboratori artigianali che, come noi, cercavano uno spazio e che avessero un interesse per la didattica e la progettualità condivisa.

(E.S.) Alcune di queste realtà sono ancora qui con noi all’ExGarage, ed è stato con loro che abbiamo conosciuto Paolo, il proprietario dell’immobile.

(A.V.) Questo posto era chiuso da molto tempo e Paolo cercava qualcuno che potesse riattivarlo. Yes Art Italy utilizza metà dello spazio per mostre ed eventi, mentre i laboratori, usufruendo della restante metà, si sono occupati di riqualificare e animare con attività e corsi l’intero ExGarage. Noi in particolare sfruttiamo anche lo spazio comune per gli eventi che lo richiedono, come workshop, cineforum e anche un festival: S.W.A.WE, che ha coinvolto gli studenti dell’AIAP Lazio provenienti da Sapienza, RUFA e ISIA.

  • Quanto è importante per voi il recupero e la conservazione di queste pratiche? Come le reinterpretate nell’attualità?

(A.V.) Per noi sono fondamentali, è ciò che motiva e guida la nostra operazione. Si tratta di un patrimonio culturale, sia immateriale che materiale. Quando entriamo in possesso degli strumenti tipografici cerchiamo sempre di recuperare anche manuali e documenti, sia per poterli riutilizzare che per poterli mettere in condivisione. Per questo abbiamo scelto di concentrarci molto anche sulla questione didattica.

(E.S.) Quello che recuperiamo oggi è materiale sopravvissuto alla dismissione iniziata negli anni ‘70 del ‘900 a causa dell’obsolescenza tecnologica, e si trova spesso in pessime condizioni. Il nostro primo intervento è quindi quello di restauro dei materiali danneggiati, come metalli ossidati o legno attaccato dai tarli; attraverso dei macchinari stiamo anche cercando di ricostruire le lettere mancanti dei set, per renderli di nuovo utilizzabili.

(A.V.) C’è poi la possibilità di trasportare in analogico i caratteri digitali già esistenti. La stampa a caratteri mobili aggiunge caratteristiche sia visive che fisiche diverse da quella digitale, come l’odore dell’inchiostro e l’impressione sulla carta.

  •  Come si inserisce nel contesto della transizione ecologica?

(E.S.) In questo ambito, l’aspetto più rilevante di ciò che facciamo è il riuso, sia dei materiali che dei macchinari. Riutilizziamo inchiostri storici, a base oleosa o vinilica, che altrimenti dovrebbero essere smaltiti. Inoltre ogni volta che recuperiamo materiale tipografico cerchiamo di salvare anche la carta.

(A.V.) Spesso interveniamo quando una tipografia sta chiudendo o traslocando: abbiamo riempito furgoni interi di carta che altrimenti sarebbe andata al macero.

(E.S.) Oppure quando dobbiamo comprarla per dei progetti che lo richiedono specificatamente, la scegliamo sempre con un’alta percentuale di fibra riciclata o non trattata chimicamente.

(A.V.) …che è anche il tipo di carta perfetta da utilizzare per la resa che vogliamo ottenere in stampa. Sulla questione ecologica andiamo ad intervenire alla base: produrre meno, riutilizzare e diminuire la produzione di rifiuti.

  • Chi può utilizzare il laboratorio? Quali sono state le vostre collaborazioni?

(A.V.) Abbiamo tirocini curriculari attivi con Sapienza e IUAV, e molti collaboratori volontari. Noi lo avevamo immaginato così, come uno spazio aperto e frequentato da più persone.

(E.S.) Vogliamo che il nostro sia uno spazio di condivisione, anche con altre realtà, che poi possano portare a nuovi progetti e scambi.

(A.V.) Abbiamo collaborato con diversi street artist, come Er Pinto e Mattia Yest per per delle tele esposte al Chiostro del Bramante, e Hogre; poi con artisti come Franco Losvizzero, per una performance al Marco Asilo. In tutti i casi abbiamo aiutato nella fase progettuale e nella realizzazione di ciò che andava stampato e installato.

(A.V.) Abbiamo lavorato per l’Istituto Centrale della Grafica, per un evento al Goethe Institut…

(E.S.) …e organizzato dei workshop con Sapienza, RUFA e Scuola Comics, a cui hanno partecipato intere classi.

(A.V.) Inoltre abbiamo allestito un piccolo laboratorio didattico all’interno della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, in cui tenere corsi per le scuole.

(E.S.) Lavoriamo anche con i più piccoli, perché crediamo che la stampa a caratteri mobili abbia un potenziale didattico incredibile.